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Tra i più antichi documenti che parlano dell’olio dei Colli Berici si può citare il più noto, del 1268: scritto dal notaio Giovanni da Marola, in Barbarano e contenuto in uno dei LIBER FEUDORUM della Curia di Vicenza. E’ stato trascritto e commentato dal Bortolan nel 1885 in un piccolo testo dal titolo “IL VESCOVO DI VICENZA RE DI BARBARANO”.
Nella lunga e dettagliata esposizione dei diritti del Vescovo sul territorio di Barbarano (che allora comprendeva anche paesi vicini), viene codificata la custodia delle viti e degli olivi e, più avanti, si dice anche che “quando i nunzi dell’episcopato fanno fare l’olio della Curia, usano la legna dei boschi, ecc…”
[MANIFESTATIO JURISDICTIONUM BARBARANI]
D’altra parte, un segno significativo dell’interesse per l’olivicoltura nella nostra zona era stato dato anche prima: nello STATUTO del comune di VICENZA del 1264, si fissava l’obbligo di piantare un olivo ogni determinata estensione di terra arativa e di vigneto.
A riprova di ciò, in un documento di descrizione di beni feudali a Costabissara (che allora si chiamava Costa Fabrica) del 1261, cioè antecedente lo Statuto, le piante di ulivo erano solo tre.
A distanza di anni, nel 1393, negli stessi beni gli ulivi sono molto più numerosi e soprattutto, contati: quinque pedes olivarum, duabus pedes olivarum, ecc…